L’osteocondrite dissecante del ginocchio è una malattia articolare tipicamente giovanile dove un piccolo frammento di cartilagine ed un sottile strato di osso ad esso sottostante (detto anche “osso subcondrale”) si separano dall’estremità dell’osso a causa di un insufficiente apporto di sangue. La causa esatta dell’osteocondrite dissecante rimane sconosciuta e si ritiene che alcuni fattori come traumi, fratture, distorsioni o micro-traumi ripetuti aumentino il rischio di sviluppare la condizione. In seguito a questi eventi, l’osso subcondrale non ancora maturo (come quello del bambino o dell’adolescente) può subire una riduzione del flusso sanguigno che porta alla necrosi ed infine al distacco di un frammento osteocondrale. Questo fenomeno avvia un processo di guarigione che non sempre va a buon fine: il frammento, che solitamente coinvolge il condilo femorale mediale, può rimanere localizzato nella sua posizione originaria ed essere semplicemente “mobile” come una dente che “balla ma che non cade”. In questo caso, il sintomo principale è caratterizzato dal dolore al carico o durante lo sport. Nelle forme più severe, il frammento si distacca completamente dalla sua posizione nativa, dislocandosi e migrando all’interno dell’articolazione. Ciò, oltre a lasciare un “buco” a livello della cartilagine e dell’osso, determina la formazione di un cosiddetto “corpo mobile”, responsabile di sintomi caratteristici come blocchi articolari, scatti e instabilità.
Il trattamento iniziale è sempre conservativo, con divieto di carico, riduzione dell’attività sportiva e stimolazione con campi elettromagnetici, poiché il frammento osteocondrale può “guarire” e stabilizzarsi all’interno della sede di lesione. Se però il frammento osteocondrale è instabile, o si è dislocato e disperso all’interno dell’articolazione, il trattamento chirurgico diventa pressochè necessario. A seconda della “vitalità” e delle dimensioni del frammento osteocondrale, sono possibili diverse alternative chirurgiche.
Fissazione del Frammento Osteocondrale: Tramite un approccio artroscopico mini-invasivo si praticano dei piccoli forellini nell’articolazione attraverso ci quali è possibile recuperare il frammento libero all’interno dell’articolazione, stimarne la “vitalità” e misurare la grandezza del difetto lasciato. Quando la lesione è recente e quindi il frammento non si è ancora degenerato, si può procedere alla Fissazione del Frammento tramite piccole vitine riassorbibili dal diametro millimetrico. Questa procedura può essere utile anche a stabilizzare definitivamente un frammento ancora localizzato nella sua sede originaria, ma in procinto di staccarsi. La posizione del difetto osteocondrale determina la difficoltà dell’intervento, che in alcuni casi può essere trattato completamente in artroscopia mentre in altri casi può essere necessaria una procedura “a cielo aperto”
Rimozione del Frammento Osteocondrale: Quando la lesione è di vecchia data invece, il frammento osteocondrale tende a degenerarsi e cambiare di forma e dimensione, rendendo il Fissaggio impossibile e con scarsa prognosi. Per questo, se la lesione è molto piccola può essere necessario solamente rimuovere il frammento per avere risultati soddisfacenti ed una buona prognosi. Ciò avviene in artroscopia, attraverso due piccoli fori millimetrici nell’articolazione.
Stimolazione Midollare con Microperforazioni: Nelle lesioni non vitali, di grandezza maggiore ma poco profonde, il trattamento con migliore costo-beneficio può essere quello della Stimolazione del Midollo Osso del ginocchio mediante Microperforazioni artroscopiche. Sotto guida artroscopica, con una piccola telecamera di localizza il difetto e si praticano dei piccoli forellini a livello del fondo della lesione. Ciò stimola una risposta rigenerativa che determina la produzione di un nuovo tessuto simile alla cartilagine e che va a ricoprire la mancanza causata dal distacco osteocondrale.
Innesto Osteocondeale Autograft: Nelle lesioni non vitali, con grandezza e profondità rilavante, la stimolazione midollare non è più sufficiente e può essere necessario “riempire” tale difetto con del materiale biologico o sintetico. Lesioni con diametro intorno ad 1 cm possono essere colmate con un piccolo cilindro di osso e cartilagine prelevato da una zona articolare poco “critica”, ovvero non sottoposta al carico, e impiantato a livello del difetto tramite un posizionamento a “incastro”. Esistono anche degli strumentari specifici che permettono di effettuare questo intervento anche in artroscopia. Il limite di questa procedura è che il prelievo può causare discomfort a livello della zona donatrice. Per questo motivo la dimensione della lesione da coprire con questa metodologia non dovrebbe essere troppo estesa.
Innesto Osteocondrale Allograft: Nelle lesioni non vitali, con grandezza e profondità rilavante, il diametro talvolta può eccedere la dimensione di 1 cm. Ciò renderebbe necessario l’utilizzo di più di un cilindretto osteocartilagineo, con notevoli conseguenze sul sito donatore. Per questo motivo, lesioni molto grandi o “massive” possono essere colmate da grossi innesti osteocondrali allograft, ovvero da donatore. Questa è una tecnica molto complessa e difficile, che richiede un approccio a cielo aperto mediante incisioni, ma anche un impegnativo supporto logistico. E’ infatti necessario identificare il “donatore” adatto e mantenere l’innesto nelle condizioni ideali per consentire la vitalità cellulare.
Sostituzione con Membrane e Scaffold: Nelle lesioni non vitali, con grandezza e profondità rilavante e con diametro che eccede 1 cm, può non essere possibile applicare soluzioni completamente biologiche come microperforazioni e innesti osteocondrali autologhi. Inoltre, la disponibilità di innesti da donatore è limitata e non sempre incontra la sempre più crescente domanda. Per questo motivo, esistono delle soluzioni immediate a queste problematiche che prevedono l’utilizzo di prodotti e devices acquistabili, come Membrane in Collagene o Scaffold Osteocondrali. Questi prodotti biologici vengono posizionati a livello della lesione in artroscopia o a cielo aperto, e fungono da “impalcatura” per la rigenerazione dell’osso e dalla cartilagine. La duttilità di questi prodotti permette di trattare un vasto numero di lesioni, differenti per localizzazione, dimensione e forma. Talvolta vi si può associare inoltre la stimolazione della rigenerazione mediante cellule staminali o fattori di crescita.
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Medico Chirurgo, Specialista in Ortopedia e Traumatologia. Dirigente Medico presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. Professore a Contratto all’Università di Bologna.
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